Sono poche, altamente specializzate e per questo molto gettonate sul mercato ma, se parliamo di busta paga, risultano ancora penalizzate. Sono le regine dell’ICT, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e, nonostante vantino elevate competenze tecnico – scientifiche, vengono pagate meno dei colleghi maschi.
Un divario salariale che si attesta attorno al 17,4%, ma che non deve scoraggiare le ragazze che vogliano specializzarsi in una disciplina Stem (Science, Technology, Engineering e Math). Le prospettive infatti sono più rosee: maggior probabilità, in futuro, di trovare lavoro a fronte di una retribuzione più alta della media.
Al momento però Honeypot, un portale internazionale con sede a Berlino, ha condotto una ricerca in 41 paesi Ue e Ocse, confrontando il gender pay gap generale con quello delle professioni ad alto contenuto tecnologico, per cui si occupano di coniugare domanda ed offerta.
Prendendo il caso dell’Italia, si vede come tale gap – per quanto riguarda il ventaglio di queste professioni – sia maggiore di ben 11,9 punti rispetto al divario trasversale a tutti i settori: 5,5% il gender pay gap generale, 17,4% quello tecnologico, considerando anche i profili senior.
Gli uomini guadagnano in media 36.250 euro lordi l’anno, a fronte di uno stipendio annuale, per le donne, di 29.946 euro lordi.
La fotografia dell’agenzia internazionale viene confermata anche da ricerche nostrane, come quella condotta da Irs per Assolombarda: la retribuzione media mensile, in Lombardia è, a quattro anni di distanza dalla laurea, di 1.730 euro per gli uomini e di 1.570 euro per le donne.
Anche nel resto del mondo il quadro non migliora: le donne risultano comunque poche, sottopagate, lontane dai vertici dirigenziali e con scarse prospettive di carriera.
Negli Stati Uniti, le maggiori aziende tecnologiche come Apple, Amazon, Microsoft, Airbnb e Twitter, registrano una presenza femminile attorno al 36%. Ha fatto scuola, in tal senso, la causa intentata, per sessismo e disparità, da tre ex lavoratrici nei confronti di Google, accusata dal dipartimento del lavoro Usa di avere un problema sistematico nel sottovalutare il lavoro delle donne rispetto agli uomini.
Tornando in Italia, vediamo come il gender pay gap trasversale a tutti i settori si attesti, invece, tra i più bassi d’Europa: 5,3% secondo i più recenti dati Eurostat.
Il motivo? La maggior parte delle donne ha trovato un impiego nel pubblico dove gli scatti di anzianità non sono influenzati dal genere e dove i contratti di categoria sono i registi del piano salariale. E’ nel settore privato, infatti, che il quadro si complica, laddove ci sono appunto maggiori prospettive di carriera da cui, purtroppo, le donne risultano ancora in parte escluse.
Il Ceo di Apple, Tim Cook, ha avvertito: “Se le cose non cambiano, gli Stati Uniti perderanno la loro leadership nella tecnologia”. Un avvertimento che è bene valga anche per l’Europa e l’Italia.