La costante crescita dei consumi e quella del livello tecnologico sono le principali dinamiche da tenere presenti per chi sia interessato ad interagire con il mercato cinese secondo il nono rapporto annuale della Fondazione Italia-Cina “Gli scenari e le prospettive per le imprese”, rapporto previsionale presentato quest’estate, il primo della gestione Bombassei dell’ente che raccoglie ricerche, analisi di rischio e previsioni nel breve-medio periodo sul Colosso d’Oriente. Una sorta di risonanza magnetica della situazione, come lo ha definito l’ambasciatore italiano a Pechino Ettore Sequi, da usare per chi vuole fare business.
I dati sono molto favorevoli per l’export italiano e per il turismo: il rapporto indica nel potenziamento dell’eccellenza creativa e produttiva la chiave per cogliere nel lungo periodo le nuove opportunità nel futuro. Soprattutto in vista del 2025, anno in cui terminerà la prima fase di Made in China 2025, il piano del governo di Pechino rivolto alla riqualificazione dell’intero tessuto industriale e commerciale cinese.
Le esportazioni italiane verso Pechino per la prima volta hanno superato nel 2017 i 20 miliardi di dollari, con una crescita superiore al 22%. Ed anche i dati contenuti nel rapporto relativi all’interscambio, pari a 49,79 miliardi (+14,79%, anche questi un record dal 2011), mostrano che il nostro deficit è calato del 9,79% arrivando a quota 8,86 miliardi.
Più che raddoppiato negli ultimi 15 anni il numero di imprese italiane direttamente presenti in Cina e a Hong Kong, cifra che supera largamente le 2 mila unità e circa 1.700 le aziende cinesi a partecipazione tricolore. Soggetti che impiegano 150 mila addetti, capaci di generare un giro di affari di 22 miliardi di euro. Grandezze in un rapporto più che sbilanciato, sempre in termini di relazioni economiche fra i due Paesi, se si pensa alla fine dello scorso anno erano direttamente presenti in Italia solo 300 gruppi cinesi.
Il Colosso d’Oriente è inoltre il più grande mercato del turismo sia in termini di spesa che di numeri di viaggi verso l’estero e questo rappresenta un’opportunità di primaria importanza per l’Italia: tre milioni di arrivi di turisti cinesi nel 2017 rendono il nostro Paese la prima destinazione in Europa e la terza nel mondo. Per di più turisti con un’altissima capacita di spesa (167 euro al giorno), ma la cifra di 130 milioni di turisti cinesi all’estero lascia intuire quali siano le possibilità di crescita in questo settore.
Come sottolineato più volte anche dal governo di Pechino, il contesto di riferimento continua a essere quello del New Normal, ovvero il riconoscimento che la Cina si trova in una nuova fase della propria economia caratterizzata soprattutto da un tasso di crescita più lento, e che il Paese sta affrontando una profonda transizione, che lo porterà da un modello prevalentemente export-oriented ad essere un’economia avanzata e basata in particolare su consumi, servizi e innovazione. L’elemento cardine di questa nuova fase economica è che alla quantità bisogna dunque ora sostituire la qualità. A buon intenditor…