L’Italia ha un poco invidiabile primato: quello della forza lavoro più anziana del mondo. Solo un terzo dei lavoratori italiani infatti ha meno di 40 anni, contro una media del 43% in UE e ancora più alta in USA e Asia.
È un aspetto della pessima situazione demografica del paese. Il numero di italiani tra i 45 e i 60 anni è più del doppio di quelli tra 0 e 15 anni, e deteniamo anche l’altro poco invidiabile record dell’“old age dependency ratio”, il rapporto tra persone anziane e popolazione lavorativa: ogni nato nel 2018 avrà, tra vent’anni, 2,5 settantacinquenni da mantenere… Tralasciamo, per non piangere, i problemi che questa sfida pone ai sistemi previdenziali e sanitari, e limitiamoci al mondo del lavoro. Quali sfide dovranno affrontare le aziende italiane?
Problemi seri ci saranno sul fronte del recruiting, dove la concorrenza europea si farà ferocissima: alla faccia delle Cassandre che parlano di “fine del lavoro”, la Confindustria tedesca ha stimato una carenza di 10 milioni di lavoratori (e quella UK di 7) per il 2030, usciti dal lavoro i “baby boomers”. Non solo ingegneri e informatici, ma anche operai qualificati avranno a breve un mercato del lavoro europeo attrattivo e già pronto a reclutare in Italia. Considerato che vi sarà nei prossimi 4-5 anni un elevatissimo turnover in uscita, guai a chi non si organizza per tempo per rimpiazzare le competenze che sta per perdere (negli USA il tema del giorno è già promuovere la “retention” dei lavoratori anziani).
Ma altre sfide sono altrettanto critiche: come tenere motivati e performanti collaboratori con ben poche possibilità di crescita professionale? Come mantenere la produttività in fabbrica, con un rischio di esplosione di inidoneità? Delicatissimo è il tema sicurezza: nel 2017 purtroppo il numero di decessi sul lavoro di “over 50” è aumentato drammaticamente. E sul fronte della innovazione, del cambiamento e delle competenze, come tenere al passo con i tempi aziende piene di anzianotti? Dialogo intergenerazionale: come far lavorare bene assieme ventenni e over 60, una generazione quasi sconosciuta in azienda perché, tramite “scivoli” e prepensionamenti, è stata finora il capro espiatorio di tutte le ristrutturazioni? Come adattare al nuovo mix demografico i sistemi HR di reward, formazione, carriera, studiati a suo tempo per un “target” di 30-40enni?
Seguendo l’esempio di BMW, che oltre 10 anni fa ha lanciato linee di produzione adattate al personale senior, con risultati eccellenti, le aziende più attente si sono già attivate per gestire questi rischi. Come? Prevenendo l’invecchiamento innanzitutto: la buona notizia infatti è che se da un lato stiamo invecchiando, dall’altro stiamo ringiovanendo, perché i 60enni di oggi sono più “fit” dei 50enni di una generazione fa. Diverse aziende hanno quindi lanciato “active ageing days”, promuovendo iniziative nutrizionali, posturali e cognitive di contrasto all’invecchiamento sul lavoro. Si è fatta della formazione ad hoc per i capi, ascoltando innanzitutto i senior per capire le loro esigenze. Si sono trovate forme di flessibilità su misura, e cambiati i modi di fare reward, mobilità interna, formazione. Con programmi pluriennali come in ATM, o con iniziative mirate come in Allianz, Evoca Group o Saes Getters. È nata anche una associazione che aiuta le aziende in questi percorsi, la Active Ageing Academy (www.activeageingacademy.org), che collabora con molte delle maggiori realtà italiane sensibili a questa sfida.
Si tratta del resto di una sfida ineludibile. Ormai diversi CCNL, dai bancari ai chimico/farmaceutici, obbligano a mettere a punto iniziative su questo fronte, e la stessa Unione Europa ha siglato nel 2017 un “agreement framework” tra associazioni datoriali e sindacali che impegna le aziende a dotarsi di uno specifico “piano anti ageing” (come già previsto in Francia) entro il 2020. Dicevano gli antichi romani, che il destino conduce chi lo asseconda e trascina chi lo ignora (“fata volentes ducunt nolentes trahunt”). Vale anche per le aziende: chi non affronterà con metodo e consapevolezza questo problema, rischierà davvero di restarne travolta.